mercoledì 28 agosto 2013

MAL DI SCHIENA ,CHE TORMENTO!

Mal di schiena,
che tormento
L'osteopata affronta i dolori alla schiena come uno squilibrio di forze muscolari, attraverso un lavoro manuale affidato prevalentemente al tatto
Un massaggio è fondamentale per restiture sollievo a una schiena dolorante
Un'importanza tutta particolare hanno assunto in questi ultimi tempi, nel trattamento del mal di schiena comune, la lombalgia l'osteopata e il chiropratico, che affrontano il problema come uno squilibrio di forze e tensioni muscolari, attraverso un lavoro manuale affidato prevalentemente al tatto, sia per la valutazione che per il trattamento di problemi meccanici che possono coinvolgere ogni parte del corpo. A sussidio dell'osteopata sta esclusivamente un lettino comune da ambulatorio, dopodiché entra in gioco la sensibilità del professionista, che non si sofferma necessariamente sulle parti dolenti del paziente, ma quelle che sono causa del dolore, dopo aver verificato eventualmente radiografia, ecografia, Tac, risonanza magnetica, per ricercare possibili controindicazioni al trattamento. Le tecniche usate dall'osteopata non sono dolorose o invasive.
Il risultato, se non si sono determinati danni cronici irreversibili, è spesso immediato. Il trattamento osteopatico prevede quasi sempre anche una serie di esercizi relativi alla postura, che attengono alla vita quotidiana e dei quali si è detto in sede di illustrazione delle tecniche relative alla prevenzione della lombalgia

giovedì 8 agosto 2013

L'influsso negativo del latte e dei latticini sul diabete

L'influsso negativo del latte e dei latticini sul diabete 
Due recenti studi confermano che il latte (ed i formaggi e tutti i prodotti a base di latte) peggiorano decisamente la resistenza all'insulina responsabile del diabete di tipo 2. 
Da tempo si leggevano in varie riviste scientifiche le ipotesi riguardanti la responsabilità dei latticini in relazione al diabete, sia di tipo 1 che di tipo 2, senza che peraltro si potesse arrivare ad una conclusione sicura. Due recenti approfondimenti sembrano ora aver eliminato le incertezze, attribuendo un sicuro influsso dannoso a questi alimenti, almeno per quanto riguarda la resistenza all'insulina e quindi il diabete di tipo 2.
Nel febbraio di quest'anno il periodico "American Journal of Epidemiology" ha riferito i risultati di uno studio in tal senso, e questi risultati sono stati confermati da un'altro studio recente, pubblicato nel numero di marzo dell'"European Journal of Clinical Nutrition" (2005 Mar; 59(3): 393-8), in cui sono riferiti i risultati della sperimentazione effettuata presso il Dipartimento dell'alimentazione umana e Centro per gli studi sui cibi della Reale Università veterinaria e perl'agricoltura di Frederiksberg, Danimarca (paese in cui vi è notoriamente un grande consumo di latte) .
In questo studio, dei bambini di 8 anni (è impressionante che al giorno d'oggi si parli di resistenza all'insulina già in bambini di 8 anni!) sono stati divisi in tre gruppi: al gruppo di controllo non è stata data nè carne nè latte, al secondo gruppo sono stati dati 53 grammi al giorno di proteine della carne, ed al terzo gruppo 53 grammi di proteine del latte. Alla fine dello studio i valori che denotano la resistenza all'insulina nel terzo gruppo, al quale erano state date le proteine del latte, erano raddoppiati, mentre negli altri due gruppi erano rimasti invariati.
Vi è da osservare, a tale proposito, che lo studio attribuisce la responsabilità in particolare alle proteine del latte. Sarebbe quindi inutile cercare di evitare il pericolo usando prodotti a base di latte magro o con un minore contenuto di lattosio (zucchero del latte). Per chi è a rischio o è già ammalato di diabete 2 sembrerebbe pertanto preferibile rinunciare ai latticini (in prima linea ai gelati, creme e yogurt dolci!) e, se proprio non ci si riesce, prendere almeno prodotti a base di latte di capra o pecora, (nei quali le proteine hanno caratteristiche diverse rispetto a quelle del latte di mucca) e non prenderne grandi quantità. L'osservazione che mi viene infatti subito in mente leggendo i risultati di questo sutdio è che ai bambini è stata data in effetti una quantità elevatissima di proteine del latte (53 gr.al giorno, corrispondenti in un adulto ad una quantità di circa 100 grammi); un normale vasetto di yogurt o un bicchiere di latte hanno non più di 5 gr. di proteine. Bisogna invece fare attenzione con i formaggi, con i quali è più facile arrivare senza accorgersene ad assumere 50-100 gr. di proteine.
E' tuttavia interessante osservare anche che secondo certi, responsabile dell'effetto negativo del latte sul diabete ed in genere sulla salute, sarebbe la pastorizzazione (o, ancora peggio, il trattamento UHT) alla quale è necessariamente sottoposto il latte; la pastorizzazione porterebbe infatti ad una deformazione dannosa della struttura delle proteine del latte, diversa rispetto a quella delle proteine della carne. Peccato, aggiungo, che nello studio non sia stato accertato l'effetto di proteine di latte crudo (non pastorizzato nè sottoposto ad altri trattamenti). Si sarebbe trattato comunque di un approfondimento privo di utilità pratica, poichè le attuali condizioni igieniche di produzione e trasporto del latte non consentirebbero certo di assumere latte crudo, che presenterebbe un grave rischio di contaminazioni batteriche; a meno che non provenga da allevamenti sottoposti a ripetuti rigorosissimi controlli e quindi autorizzati a vendere latte crudo (come avviene ad es. in Germania dove, in certi negozi si trova il latte crudo rigorosamente controllato, ad un prezzo triplo rispetto a quello del latte normale), o a meno che non si abbia una capretta nel proprio giardino, delle cui condizioni di salute ed igieniche si possa essere sicuri!