lunedì 14 ottobre 2013

Sintomi guida associati alla fibromialgia


Sintomi guida associati alla fibromialgia


Il Dolore
Il dolore nella fibromialgia non ha confini. I pazienti sofferenti lo descrivono come un dolore profondo e lancinante, sordo, bruciante. Spesso il dolore e la rigidità sono peggiori al mattino, ed i gruppi muscolari dolenti usualmente sono quelli usati più ripetitivamente. Spesso il paziente fibromialgico soffre di dolore cronico ad ampio raggio in aree come: l’alta schiena, le spalle, il collo, la bassa schiena ed altre aree intorno alle articolazioni. Frase tipica è “ Mi duole dappertutto”.
La Fatica
Questo sintomo può essere lieve in alcuni pazienti ed incapacitante in altri. La fatica viene descritta come “ Ho il cervello stanco” ed il paziente si sente senza alcuna energia. Alcuni pazienti descrivono la sensazione di avere come dei monoliti al posto delle loro braccia e gambe, altri hanno grandi difficoltà nel concentrarsi. La fatica è comunque un sintomo comune nei pazienti fibromialgici e può essere così intensa da interferire in maniera grave nelle attività quotidiane.
Disturbi del Sonno
La maggior parte dei pazienti sofferenti di fibromialgia hanno un disturbo del sonno chiamato anomalia-alfa dell’ EEG. Questa anomalia è stata scoperta in un laboratorio del sonno con l’aiuto di un’apparecchiatura che registrava le onde cerebrali del paziente durante il sonno. I ricercatori hanno trovato che i pazienti con la sindrome della fibromialgia possono addormentarsi senza difficoltà ma nel loro livello profondo o stadio 4 il sonno veniva costantemente interrotto da scatti di veglia. Il modello suddetto è diverso da quello di pazienti con depressione.
Colon Irritabile
Costipazione, diarrea, frequenti dolori addominali, gas nell’intestino, e nausea rappresentano sintomi ritrovati in circa il 55% dei pazienti fibromialgici.
Cefalea e emicrania Cronica
Tali sintomi sono ricorrenti nel 50% dei pazienti fibromialgici.
Sindrome della disfunzione dell’ATM
Questa sindrome causa dei fortissimi dolori al volto ed alla testa di circa il 25% dei pazienti sofferenti di fibromialgia. Si possono riscontrare dei punti dolenti (tender-point) in loco dell’articolazione temporomandibolare su circa il 90% dei pazienti affetti, comunque tali sensibilità sono da relazionare ad i legamenti ed i muscoli piuttosto che all’articolazione in sé.
Sindrome di Sensitività Chimica Multipla
Sensitività agli odori, suoni, luci, medicamenti e vari cibi sono riscontrate in circa il 50% dei pazienti fibromialgici.
Altri Sintomi Comuni
Dismenorrea, dolori al petto, rigidità mattutina, squilibri della memoria e cognitivi, intontimento, vescica irritabile, occhi e bocca asciutti, difficoltà di coordinazione, vertigini etc.
COME PUO’ AIUTARVI L’OSTEOPATIA ? 
La cosa fondamentale nel trattamento della fibromialgia per l’osteopatia è di dare il sollievo e la gestione del dolore. Rilassare le tensioni e ridurre lo stress a livello connettivale e miofasciale è il compito immediato per l’Osteopata, questo tramite manipolazioni, mobilizzazioni e pressioni in punti particolari del corpo, nonché tramite il “Positional Release”. La correzione posturale è fondamentale anch’essa, per ben distribuire i carichi in maniera corretta, senza così avere zone di maggior tensione. Inoltre compito dell’Osteopata è quello d’insegnare ai pazienti sofferenti di fibromialgia, come gestire da soli il dolore, tutto questo per rendere consapevoli e autonomi i pazienti. Elettive sono le tecniche d’osteopatia craniale.
Le tecniche di ginnastica posturale osteopatica, fanno parte del protocollo Osteopatico nei casi di fibromialgia.
E’ importante ricordare inoltre, che tale sindrome non ha solo una base muscolo-connettivale, ma anche biochimica, spesso è importante ed utile assumere degli antiossidanti d’altissima qualità e biodisponibilità. La teoria della Disfunzione Deossigenativa-Ossidativa (ODD) basata sul concetto di difficoltà nel metabolismo dell’ossigeno a livello cellulare come causa della fibromialgia è attendibile (teoria del Dr. Majid Ali Capital University of Integrative Medicine, Washington D.C. USA), quindi un apporto elevato d’antiossidanti, che migliora la qualità e la quantità d’ossigeno a livello cellulare è auspicabile. Per quanto riguarda il dolore sicuramente la natura ci fornisce come sempre delle risposte e degli aiuti validi e sani nel caso specifico il succo della pianta del Noni potrà essere di aiuto

lunedì 30 settembre 2013

GINNASTICA POSTURALE

La ginnastica posturale ha lo scopo di sensibilizzare e tonificare la muscolatura dell'intero apparato muscolare del corpo, con l'obiettivo di mantenere tutti i segmenti scheletrici ben allineati in modo da evitare atteggiamenti asimmetrici (dismorfismi) che a lungo andare porterebbero a un cattivo funzionamento degli organi vitali.

In pratica la ginnastica posturale è l'insieme di tutti gli esercizi di ginnastica per prevenire e curare posture del corpo non naturali e sbagliate.

La gente per il tipo di vita che fa oggi, sia nei momenti spensierati che in quelli professionali, è soggetta a sofferenze di carattere fisico, dismorfismi, cioè quando una persona fa attività asimmetrica, quando si atteggia in posizione di relax in maniera contorta, assumendo posizioni non naturali che nel tempo possono portare a delle conseguenze croniche producendo, a volte, il mal funzionamento di organi vitali.

Quindi la vita che facciamo, spesso, ci impone di assumere posizioni scomode e non naturali che causano questi pericoli e che portano alla disarmonia negli allineamenti dei vari segmenti scheletrici che compongono il corpo. A lungo andare questi potrebbero portare, appunto, al mal funzionamento di alcuni organi vitali come la respirazione e alla sofferenza cardiaca qualora si arrivasse all'eccessiva compressione della parte toracica del cuore.

Come sopperire a questi rischi che portano a disallineamenti dei segmenti scheletrici dell'apparato corporeo? In poche parole, cosa fare e che esercizi eseguire per sopperire ai problemi fisici causati dall'assumere posizioni sbaglate? come ad esempio stare seduti davanti al computer in ufficio o a casa per ore, oppure seduti sul divano sdraiati davanti la televisione, nei banchi scolastici o ancora in macchina per ore in mezzo al traffico?

La ginnastica posturale risponde a tutte queste domande con una serie di esercizi che si possono fare. La ginnastica posturale, in definitiva, è una metodologia d'allenamento estremamente semplice, che si identifica con gli esercizi base della ginnastica, se eseguita in maniera specifica per migliorare la postura del corpo.

mercoledì 4 settembre 2013

L'OSTEOPATIA

In Osteopatia non esistono protocolli di trattamento, ovvero non si utilizzano le stesse tecniche per più persone.

Ogni paziente rappresenta una realtà unica a se’ stessa e viene conseguentemente valutato e trattato in modo assolutamente personalizzato per garantire la massima efficacia per ogni singola terapia.

Le tecniche osteopatiche,esclusivamente manuali, non sono ne’ dolorose ne’ violente e permettono un vasto raggio d’azione intervenendo in modo efficace a livello osteo-articolare, viscerale e neurologico per ristabilire l’equilibrio alterato.

L’Osteopatia non presenta particolari controindicazioni e si adatta pertanto anche a neonati ed anziani.

E’ bene ricordare che i trattamenti Osteopatici possono essere utili anche in fase di prevenzione, per favorire il mantenimento dell’omeostasi e scongiurare le cosiddette ricadute.

Di seguito sono riportate alcune patologie più comuni che possono essere trattate in modo efficace con l’Osteopatia.

Sistema muscolo-scheletrico: Lombalgie, Cervicalgie, Dorsalgie, Colpo di frusta, Pubalgie, Epicondiliti, Tunnel carpale, Metatarsalgie.
Cranio ed ORL: Cefalee, Emicranie, Disturbi occlusali, Dolore agli occhi, Sinusiri, Riniti, Otiti, Ronzii
Sistema Viscerale: Acidità gastrica, Reflusso gastro-esofageo, Turbe digestive, Meteorismo, Diarrea, Colite spastica, Stipsi.
Sistema neurologico: Lombosciatalgie, Cruralgie, Nevralgie cervico-facciali, Nevralgie facciali, Neuropatie periferiche.
Sistema neurovegetativo: Stress, Stati ansiosi e depressivi, Irritabilità, Turbe del sonno, Senso di oppressione.
Sistema gineco-urinario: Incontinenza, Cistiti, Turbe della menopausa, Dolori al basso ventre, Dolori durante i rapporti.

L'OSTEOPATIA

In Osteopatia non esistono protocolli di trattamento, ovvero non si utilizzano le stesse tecniche per più persone.

Ogni paziente rappresenta una realtà unica a se’ stessa e viene conseguentemente valutato e trattato in modo assolutamente personalizzato per garantire la massima efficacia per ogni singola terapia.

Le tecniche osteopatiche,esclusivamente manuali, non sono ne’ dolorose ne’ violente e permettono un vasto raggio d’azione intervenendo in modo efficace a livello osteo-articolare, viscerale e neurologico per ristabilire l’equilibrio alterato.

L’Osteopatia non presenta particolari controindicazioni e si adatta pertanto anche a neonati ed anziani.

E’ bene ricordare che i trattamenti Osteopatici possono essere utili anche in fase di prevenzione, per favorire il mantenimento dell’omeostasi e scongiurare le cosiddette ricadute.

Di seguito sono riportate alcune patologie più comuni che possono essere trattate in modo efficace con l’Osteopatia.

Sistema muscolo-scheletrico: Lombalgie, Cervicalgie, Dorsalgie, Colpo di frusta, Pubalgie, Epicondiliti, Tunnel carpale, Metatarsalgie.
Cranio ed ORL: Cefalee, Emicranie, Disturbi occlusali, Dolore agli occhi, Sinusiri, Riniti, Otiti, Ronzii
Sistema Viscerale: Acidità gastrica, Reflusso gastro-esofageo, Turbe digestive, Meteorismo, Diarrea, Colite spastica, Stipsi.
Sistema neurologico: Lombosciatalgie, Cruralgie, Nevralgie cervico-facciali, Nevralgie facciali, Neuropatie periferiche.
Sistema neurovegetativo: Stress, Stati ansiosi e depressivi, Irritabilità, Turbe del sonno, Senso di oppressione.
Sistema gineco-urinario: Incontinenza, Cistiti, Turbe della menopausa, Dolori al basso ventre, Dolori durante i rapporti.

mercoledì 28 agosto 2013

MAL DI SCHIENA ,CHE TORMENTO!

Mal di schiena,
che tormento
L'osteopata affronta i dolori alla schiena come uno squilibrio di forze muscolari, attraverso un lavoro manuale affidato prevalentemente al tatto
Un massaggio è fondamentale per restiture sollievo a una schiena dolorante
Un'importanza tutta particolare hanno assunto in questi ultimi tempi, nel trattamento del mal di schiena comune, la lombalgia l'osteopata e il chiropratico, che affrontano il problema come uno squilibrio di forze e tensioni muscolari, attraverso un lavoro manuale affidato prevalentemente al tatto, sia per la valutazione che per il trattamento di problemi meccanici che possono coinvolgere ogni parte del corpo. A sussidio dell'osteopata sta esclusivamente un lettino comune da ambulatorio, dopodiché entra in gioco la sensibilità del professionista, che non si sofferma necessariamente sulle parti dolenti del paziente, ma quelle che sono causa del dolore, dopo aver verificato eventualmente radiografia, ecografia, Tac, risonanza magnetica, per ricercare possibili controindicazioni al trattamento. Le tecniche usate dall'osteopata non sono dolorose o invasive.
Il risultato, se non si sono determinati danni cronici irreversibili, è spesso immediato. Il trattamento osteopatico prevede quasi sempre anche una serie di esercizi relativi alla postura, che attengono alla vita quotidiana e dei quali si è detto in sede di illustrazione delle tecniche relative alla prevenzione della lombalgia

giovedì 8 agosto 2013

L'influsso negativo del latte e dei latticini sul diabete

L'influsso negativo del latte e dei latticini sul diabete 
Due recenti studi confermano che il latte (ed i formaggi e tutti i prodotti a base di latte) peggiorano decisamente la resistenza all'insulina responsabile del diabete di tipo 2. 
Da tempo si leggevano in varie riviste scientifiche le ipotesi riguardanti la responsabilità dei latticini in relazione al diabete, sia di tipo 1 che di tipo 2, senza che peraltro si potesse arrivare ad una conclusione sicura. Due recenti approfondimenti sembrano ora aver eliminato le incertezze, attribuendo un sicuro influsso dannoso a questi alimenti, almeno per quanto riguarda la resistenza all'insulina e quindi il diabete di tipo 2.
Nel febbraio di quest'anno il periodico "American Journal of Epidemiology" ha riferito i risultati di uno studio in tal senso, e questi risultati sono stati confermati da un'altro studio recente, pubblicato nel numero di marzo dell'"European Journal of Clinical Nutrition" (2005 Mar; 59(3): 393-8), in cui sono riferiti i risultati della sperimentazione effettuata presso il Dipartimento dell'alimentazione umana e Centro per gli studi sui cibi della Reale Università veterinaria e perl'agricoltura di Frederiksberg, Danimarca (paese in cui vi è notoriamente un grande consumo di latte) .
In questo studio, dei bambini di 8 anni (è impressionante che al giorno d'oggi si parli di resistenza all'insulina già in bambini di 8 anni!) sono stati divisi in tre gruppi: al gruppo di controllo non è stata data nè carne nè latte, al secondo gruppo sono stati dati 53 grammi al giorno di proteine della carne, ed al terzo gruppo 53 grammi di proteine del latte. Alla fine dello studio i valori che denotano la resistenza all'insulina nel terzo gruppo, al quale erano state date le proteine del latte, erano raddoppiati, mentre negli altri due gruppi erano rimasti invariati.
Vi è da osservare, a tale proposito, che lo studio attribuisce la responsabilità in particolare alle proteine del latte. Sarebbe quindi inutile cercare di evitare il pericolo usando prodotti a base di latte magro o con un minore contenuto di lattosio (zucchero del latte). Per chi è a rischio o è già ammalato di diabete 2 sembrerebbe pertanto preferibile rinunciare ai latticini (in prima linea ai gelati, creme e yogurt dolci!) e, se proprio non ci si riesce, prendere almeno prodotti a base di latte di capra o pecora, (nei quali le proteine hanno caratteristiche diverse rispetto a quelle del latte di mucca) e non prenderne grandi quantità. L'osservazione che mi viene infatti subito in mente leggendo i risultati di questo sutdio è che ai bambini è stata data in effetti una quantità elevatissima di proteine del latte (53 gr.al giorno, corrispondenti in un adulto ad una quantità di circa 100 grammi); un normale vasetto di yogurt o un bicchiere di latte hanno non più di 5 gr. di proteine. Bisogna invece fare attenzione con i formaggi, con i quali è più facile arrivare senza accorgersene ad assumere 50-100 gr. di proteine.
E' tuttavia interessante osservare anche che secondo certi, responsabile dell'effetto negativo del latte sul diabete ed in genere sulla salute, sarebbe la pastorizzazione (o, ancora peggio, il trattamento UHT) alla quale è necessariamente sottoposto il latte; la pastorizzazione porterebbe infatti ad una deformazione dannosa della struttura delle proteine del latte, diversa rispetto a quella delle proteine della carne. Peccato, aggiungo, che nello studio non sia stato accertato l'effetto di proteine di latte crudo (non pastorizzato nè sottoposto ad altri trattamenti). Si sarebbe trattato comunque di un approfondimento privo di utilità pratica, poichè le attuali condizioni igieniche di produzione e trasporto del latte non consentirebbero certo di assumere latte crudo, che presenterebbe un grave rischio di contaminazioni batteriche; a meno che non provenga da allevamenti sottoposti a ripetuti rigorosissimi controlli e quindi autorizzati a vendere latte crudo (come avviene ad es. in Germania dove, in certi negozi si trova il latte crudo rigorosamente controllato, ad un prezzo triplo rispetto a quello del latte normale), o a meno che non si abbia una capretta nel proprio giardino, delle cui condizioni di salute ed igieniche si possa essere sicuri!

domenica 28 luglio 2013

effetti della coca cola


distrutta dalla dieta dukan!!!!

La storia di una donna milanese:" Io distrutta dalla dieta Dukan"

Una biotecnologa di 30 anni racconta le conseguenze devastanti di un regime alimentare privo di olio e carboidrati

Niente carboidrati né olio per cinque mesi e la sua vita adesso è distrutta: la storia di una donna milanese fa riflettere sull’assurdità di alcuni regimi alimentari, rispettati con la speranza di esaudire il sogno di godere di una sedicente perfezione fisica.
C. P., una biotecnologa di trent’anni, ha raccontato all'Adnkronos Salute come una stanchezza che le impediva di camminare, una voglia compulsiva di mangiare pane e pasta seguita da sensi di colpa angoscianti e l’assenza del ciclo mestruale per più di un anno abbiano trasformato in incubo la sua esistenza: "Non capivo perche' ero cosi' stanca, eppure mangiavo e anche tanto, ma solo proteine e poco altro, come previsto dalla dieta. Finchè sono arrivata al quinto mese e non riuscivo neanche più ad alzarmi dal divano. Avevo perso 10/11 Kg, oggi non solo ho recuperato quelli, ma ne ho presi 5 in più”.
Volendo perdere qualche chilo di troppo, la donna ha iniziato a seguire una dieta proteica molto 'di moda' descritta in un libro, la ‘Dukan’, perché a differenza di altre "almeno all'inizio, è facile da seguire e permette di mangiare senza restrizioni purchè ‘si peschi’ dall'elenco degli alimenti permessi, tutti proteici”, perdendo peso senza sentire la fame.
Il rovescio della medaglia è arrivato un po' più tardi, quando le energie hanno iniziato a scarseggiare: "Nel primo periodo facevo tanto sport, dallo yoga al nuoto, ma più passava il tempo, più mi mancavano le forze, e poi ho dovuto smettere. Un giorno sì e uno no potevo mangiare verdure, i giorni 'sì' mi sentivo un pochino meglio".
Reintrodotti i carboidrati dopo 5 mesi nel 'periodo di mantenimento', C. P. ricorda: "Non dimenticherò mai la prima pizza che ho mangiato dopo 5 mesi di 'astinenza', sembravo una specie di drogata" e nell’unico giorno alla settimana permesso per dare 'libero sfogo' alle proprie fantasie culinarie “non riuscivo a controllarmi” - racconta – “cercavo di magiare tutto quello a cui avevo rinunciato per mesi. Un meccanismo malsano che si instaura nel cervello”.
Dopo un mese in Asia, C.P. perde completamente il controllo della situazione. "In viaggio avevo ripreso qualche chilo - racconta - cercavo di rimettermi a regime proteico, ma dopo 2 giorni mi veniva una voglia smodata e compulsiva di carboidrati di tutti i tipi. Poi dopo che li avevo mangiati iniziavano dei sensi di colpa incredibili. Il mio fisico non era più abituato a pane e pasta, e bastava sfiorarli per ingrassare di botto, molto piu' di quanto non fosse mai successo prima dell'inizio di questa dieta".
Cominciano così ad emergere problemi anche di altra natura: "Non mi è piu' venuto il ciclo - spiega la ragazza - per piu' di un anno. Il nutrizionista e il ginecologo a cui mi sono rivolta quando sono tornata dall'Asia, hanno dato la colpa al fatto che, non assumendo più olii, al mio corpo mancava la materia prima per 'costruire' gli ormoni". Oggi C. P. pesa 5 chili più di prima della dieta, complice forse anche il fatto che deve assumere ormoni per avere il ciclo mestruale. Vorrebbe perdere questo peso extra, ma ora si dice "terrorizzata all'idea di iniziare un'altra dieta".

giovedì 25 luglio 2013

cosa e' l'osteopatia



manipolazione osteopaticaDai sostenitori sentirete dire che l’osteopatia è una vera e propria scienza, da altri che è un “business”.
Per altri ancora l’osteopatia è una interpretazione filosofica della medicina. Di fatto, oggi l’osteopatia è una realtà integrata alla medicina con cui si deve avere a che fare e di cui bisogna sapere parlare senza pregiudizi. Il “padre” fondatore di questa “scienza” è lo statunitense Andrew Taylor Still, un medico con formazione allopatica che interpretò l’uomo come una somma non aritmetica di sistemi ed apparati dalla cui funzionale coordinazione dipende lo stato di salute dell’individuo.
La “struttura” (“osteon”) è il punto di partenza da cui si deve determinare la causa e dunque la eliminazione o la risoluzione di una patologia: la conoscenza della anatomia e della fisiologia è alla base di questo modus operandi della osteopatia. La comprensione dell'integrazione tra corpo, mente e spirito, l'interrelazione fra la struttura e la funzione, e la capacità del corpo di guarirsi da solo sono i presupposti da cui avviare un insieme di tecniche (appunto dette osteopatiche), non convenzionali, volte al trattamento delle disfunzioni che sono alla base di una patologia.
Il principio è quello di intervenire con farmaci o chirurgia il meno possibile, sfruttando le proprietà rigenerative e curative degli stessi tessuti stimolando tale proprietà con un'attenzione particolare al sistema neuro-muscolo-scheletrico, considerato come un processore, una sintesi su cui il Sistema Nervoso Vegetativo svolge costantemente una autonoma azione di controllo dell'omeostasi corporea a tutti i livelli.
La manipolazione osteopatica è dunque rivolta all'evocazione di migliori condizioni di efficacia del Sistema Nervoso Vegetativo del soggetto, per ridurre il dolore e ristabilire, in modo autonomo, lo stato di salute di un individuo. I presupposti teorici sono validi ed anche l’applicazione, se coerentemente e perfettamente integrata, fornisce grandi risultati; di fatto però ci sono molti dubbi, specie se si considera il fatto che ad oggi il legislatore italiano non si è pronunciato sulla validità della scienza osteopatica e sulle modalità legali di potersi considerare osteopata: ad oggi chiunque può dichiararsi osteopata, basta seguire ed ottenere qualche diploma o qualche corso eseguito dalle diverse associazioni culturali o “scuole” di osteopatia. Questa è un’ombra, poiché un semplice corso di qualche fine settimana non può invalidare il sacrificio di tanti che, studiando, ottengono lauree e diplomi (fisioterapisti, psicomotricisti, medici, eccetera).
La mia personale considerazione è che l’osteopatia debba essere uno strumento da prendere in considerazione per coloro che, nel settore della salute e della prevenzione, sono abilitati a “mettere le mani addosso ad un paziente”: il resto rischia di diventare ciarlataneria, cialtroneria e raggiro.

venerdì 19 luglio 2013

Il "sistema glinfatico"


Scoperto un sistema di pulizia del cervello precedentemente sconosciuto: una nuova tecnica di diagnostica per immagini porta alla luce il "sistema glinfatico"

Un sistema precedentemente sconosciuto che drena in modo veloce i rifiuti dal cervello è stato scoperto dai neuroscienziati del Medical Center dell'Università di Rochester. Le scoperte effettuate sono state pubblicate online il 15 agosto 2012 sulla rivista Science Translational Medicine.
(Nell'immagine: un'arteria nel cervello di un topo. Il verde mostra il fluido cerebrospinale in un canale lungo l'esterno dell'arteria)

Tale sistema altamente organizzato agisce come una serie di tubi che, situati sopra i vasi sanguigni del cervello, come un impianto idraulico ombra, sembrano avere nel cervello più o meno la stessa funzione svolta dal sistema linfatico nel resto del corpo, ovvero eliminare i prodotti di scarto.
"L'eliminazione dei rifiuti è d'importanza fondamentale per qualsiasi organo e ci si chiede da diverso tempo come il cervello si liberi dei suoi rifiuti", ha detto la dottoressa Maiken Nedergaard, M.D., D.M.Sc., prima autrice dell'articolo e co-direttrice del Center of Translational Neuromedicine dell'Università. "Questo lavoro dimostra che il cervello si ripulisce in modo più organizzato e su scala molto più vasta di quanto non si fosse capito in precedenza."
"Speriamo che queste scoperte abbiano implicazioni su molte patologie che riguardano il cervello, come il trauma cranico, l'Alzheimer, l'ictus e il Parkinson", ha aggiunto.
Il gruppo di lavoro della dottoressa Nedergaard ha definito il nuovo sistema "glinfatico", in quanto agisce in modo simile al sistema linfatico, ma è gestito da cellule cerebrali note come cellule della glia o gliali. Il team ha fatto queste scoperte sui topi, il cui cervello è molto simile a quello umano.
Gli scienziati sanno che il fluido cerebrospinale (FCS) svolge un ruolo importante nel ripulire i tessuti cerebrali, portando via i prodotti di scarto e trasportando i nutrienti ai tessuti cerebrali attraverso un processo noto come diffusione. Il sistema appena scoperto fa circolare il FCS in ogni angolo del cervello in modo molto più efficace, attraverso il principio che gli scienziati chiamano flusso di massa o convezione.
"È come se il cervello avesse due sistemi di smaltimento dei rifiuti: uno lento che già conosciamo ed uno veloce che abbiamo appena scoperto", sostiene la Nedergaard. "Dato l'alto tasso di metabolismo del cervello e la sua notevole sensibilità, non sorprende che i suoi meccanismi di ripulitura dai rifiuti siano più specializzati e completi di quanto non si fosse finora compreso."
Mentre il sistema scoperto in precedenza lavora più come un rivolo, filtrando il fluido cerebrospinale (FCS) attraverso il tessuto cerebrale, il nuovo sistema è sotto pressione e spinge ogni giorno grossi volumi di FCS attraverso il cervello per eliminare i rifiuti in modo più energico.
Il sistema glinfatico è come uno strato di tubature che circondano i vasi sanguigni esistenti nel cervello. Il team ha scoperto che le cellule gliali, dette astrociti, usano proiezioni (denominate "piedi terminali") per formare una rete di condutture intorno al perimetro esterno delle arterie e delle vene che si trovano nel cervello, in modo simile alle volte create dai rami in un viale alberato sopra la carreggiata.
Tali piedi terminali sono costituiti da strutture note come canali d'acqua o acquaporine, che trasportano il FCS attraverso il cervello. Il team ha scoperto che il FCS viene pompato nel cervello lungo i canali che circondano le arterie; tale fluido lava accuratamente il tessuto cerebrale prima di raccogliersi nei canali intorno alle vene ed essere quindi scaricato fuori dal cervello.
Com'è possibile che gli scienziati non si siano accorti di questo sistema fino ad ora?
Gli scienziati affermano che il sistema funziona solo se intatto e operativo in un cervello vivente, rendendo così molto difficile la sua osservazione da parte degli scienziati precedenti che non hanno potuto visualizzare il FCS scorrere direttamente in un animale vivo e spesso hanno dovuto studiare sezioni di tessuto cerebrale già morto. Per studiare il cervello vivente integro, il team ha usato una tecnologia nota come microscopia a due fotoni, che permette agli scienziati di osservare il flusso sanguigno, il FCS ed altre sostanze nel cervello di un animale vivo.
Sebbene alcuni scienziati, venti o trent'anni fa, avessero ipotizzato che il flusso del FCS nel cervello fosse più ampio di quanto fino ad allora ritenuto, non erano stati in grado di provarlo perché all'epoca non esisteva ancora la tecnologia per osservare tale sistema in un animale vivente.
"È un sistema idraulico", ha detto la Nedergaard. “Una volta aperto, si rompono le connessioni ed è impossibile studiarlo. Siamo stati fortunati a disporre oggi della tecnologia che ci consente di studiare il sistema intatto, di vederlo in funzione."
Il primo autore Jeffrey Iliff, Ph.D., un professore assistente di ricerca nel laboratorio della Nedergaard, ha osservato approfonditamente la beta-amiloide, la proteina che si accumula nel cervello dei pazienti colpiti da Alzheimer. Egli ha scoperto che più della metà dell'amiloide rimossa dal cervello di un topo in condizioni normali viene rimossa attraverso il sistema glinfatico.
"Capire come il cervello effettui l'eliminazione dei rifiuti è fondamentale. In ogni organo, lo smaltimento dei rifiuti è una funzione tanto vitale quanto l'approvvigionamento dei nutrienti. Nel cervello, ciò risulta essere un argomento particolarmente interessante perché in quasi tutte le malattie neurodegenerative, Alzheimer compreso, i rifiuti proteici si accumulano e finiscono per soffocare ed uccidere la rete neurale del cervello", ha detto Iliff.
"Se il sistema glinfatico non riesce a pulire il cervello come dovrebbe, sia a causa dell'invecchiamento, sia per via di una lesione cerebrale, i rifiuti possono cominciare ad accumularsi nel cervello. Questo può essere ciò che accade con i depositi di amiloide nell'Alzheimer" ha detto Iliff. "Aumentare l'attività del sistema glinfatico potrebbe forse aiutare a prevenire che i depositi di amiloide si accumulino o potrebbe offrire un nuovo modo di pulire gli accumuli di materiale nell'Alzheimer conclamato" ha aggiunto.
Oltre ai dottori Iliff e Nedergaard, tra gli autori della Rochester si ricordano Minghuan Wang, Yonghong Liao, Benjamin Plogg, Weiguo Peng, Edward Vates, Rashid Deane e Steven Goldman. Hanno altresì contribuito Erlend Nagelhus e Georg Gundersen dell'Università di Oslo e Helene Benveniste dell'Health Science Center dell'Università di Stony Brook. Questo lavoro è stato finanziato dal National Institutes of Health (numeri di sovvenzione R01NS078304 e R01NS078167), dal Dipartimento della Difesa statunitense e dalla fondazione benefica Harold and Leila Y. Mathers.

lunedì 15 luglio 2013

l'osteopatia con neonati e bambini



L’osteopatia può essere applicata con successo a neonati e bambini. Vi sono numerose patologie e affezioni, tipicamente pediatriche, che influenzeranno le condizioni di crescita. Ogni neonato o bambino richiederà un approccio personalizzato.
Tutto comincia nel grambo materno. Anche se non vi sono gravi anomalie, il feto può essere soggetto ad alcune tensioni, provocate dallo spazio limitato nell’utero, provocate da una posizione anomala, provocate da un trauma o dalle abitudini di vita (alimentazione, fumo...) della madre durante la gravidanza.
Inoltre, la nascita di un bambino è un evento naturale e, allo stesso tempo, traumatico. Il bambino deve sopportare un gran numero di trazioni e di spinte in utero, che compensa attraverso vari meccanismi.
Provocare o rallentare un parto, spingere sull’addome, utilizzare ventose o forcipe, praticare un taglio cesareo, utilizzare la peridurale, con successiva perdita di controllo delle forze, tutto ciò è traumatico per il neonato.
La crescita stessa, con i suoi piccoli "incidenti di percorso" può causare tutta una serie di danni che interferscono con lo sviluppo del bambino.
I trattamenti osteopatici sono utili per affrontare questi problemi. Quanto prima si interviene, più è probabile che il corpo risolva completamente queste problematiche. Una serie di trattamenti osteopatici, mette il bambino in condizioni ottimali per adattarsi durante la crescita.
Affermare che il problema andrà via con l’età non è così insensato, ma il bambino può aver bisogno di un piccolo aiuto per poter eliminare le tensioni e le restrizioni più tenaci.
Tuttavia, l’osteopatia non sostituisce la pediatria ed altre discipline;  per ottenere i migliori risultati, la collaborazione è spesso necessaria.
In aggiunta al tradizionale approccio, l’osteopatia offre ai bambini l’opportunità di attivare i propri meccanismi di difesa e di guarigione per recuperare e mantenere una salute ottimale.

giovedì 4 luglio 2013

Il magnesio: aiuta a curare quasi tutto, perché pochi lo sanno?

Il magnesio: aiuta a curare quasi tutto, perché pochi lo sanno?

E’ lo scarto del sale, ma è indispensabile per l’attività di oltre 300 enzimi e svolge un ruolo fondamentale praticamente su quasi tutti gli apparati del corpo umano.
Non a caso, da chi ne conosce le potenzialità, è considerato la panacea di molti mali. E’ facilmente assimilabile ed economico. Ma soprattutto funziona.
E’ l’unico fra i Sali di magnesio ad aver dimostrato la sua efficacia nella terapia delle malattie infettive, grazie all’effetto stimolante sui globuli bianchi e in generale su tutto il sistema immunitario.
Il Cloruro di Magnesio aiuta a curare “epilessie, distrofie, sclerosi, poliomielite, tumori, asma, bronchite cronica, broncopolmonite, enfisema polmonare, influenza, pertosse, raucedine, affezioni dell’apparato gastrointestinale, malattie cervicali, tensioni neuro muscolari, artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi, depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio, orticarie, tetano (anche quando il paziente è già rigido), morsi di vipera (lavare anche la ferita), rabbia, parotite, scarlattina, rosolia, morbillo e le altre malattie dell’infanzia”.
Come ogni scoperta, anche questa parte da un evento pressoché fortuito: nel 1915 il professor Pierre Delbet, utilizzando una soluzione di cloruro di magnesio per il lavaggio delle ferite, si rese conto di come questa non solo non danneggiasse i tessuti, cosa che – invece – accadeva con gli altri antisettici, ma addirittura facilitasse la guarigione della ferita stessa.
Delbet scoprì inoltre come l’uso del cloruro di magnesio scongiurasse pericolose complicazioni, quali le sovra infezioni batteriche frequenti all’epoca, grazie all’azione di stimolo sull’attività dei globuli bianchi.
Il successivo e importantissimo passo fu scoprire che l’azione di stimolo non era limitata ai globuli bianchi, bensì agisse su tutte le cellule dell’organismo, allargando lo spettro oltre i meccanismi di difesa.
La sperimentazione proseguì somministrando la soluzione anche per via orale, riscontrando – nella maggior parte dei pazienti – il manifestarsi di una sensazione di benessere generale, energia, una maggiore resistenza alla fatica e una maggior stabilità emotiva.
All’epoca, le molte persone che cominciarono ad assumere la soluzione di cloruro di magnesio in qualità di “tonico”, con conseguenze inaspettate sull’organismo, informarono prontamente il professore.
In poco tempo, grazie alle testimonianze dei pazienti, Delbet si ritrovò tra le mani gli effetti della sua “scoperta”. Il cloruro di magnesio aveva fatto scomparire completamente disturbi dell’apparato digerente come coliti, colecistiti e angiocoliti, aveva migliorato in modo esponenziale affezioni del sistema nervoso quali il tremore senile, il morbo di Parkinson, i crampi muscolari. Ancora, effetti sorprendenti erano stati riscontrati nella cura della pelle: acne giovanile, eczema, psoriasi, verruche, geloni, prurito. Infine, Delbet fu in grado di dimostrare come il cloruro di magnesio potesse migliorare lo stato di unghie e capelli, di diverse patologie legate allo stato allergico come il raffreddore da fieno, l’orticaria, i pruriti di vario genere fino ad arrivare alle emorroidi e all’edema di Quincke. La sua sperimentazione si allargò a tal punto da testare il cloruro di magnesio localmente, sotto forma di pomata: l’effetto non raggiunse il 100% voluto, ma l’applicazione permise di far inscurire buona parte di capelli e barbe sbiancate da anni, o di scolorire le macchie cutanee della “vecchiaia”.
Nelle sue ricerche, Pierre Delbet fu coadiuvato dal Dottor Neveu, ma i benefici del Cloruro di Magnesio hanno interessato parecchi medici e ricercatori, tra cui l’italiano Raul Vergini.
Se gli alchimisti assegnavano la denominazione di Panacea Universale al chermes, minerale ritenuto capace, oltre che di guarire ogni male, anche di prolungare indefinitamente la vita, a questo punto anche il Cloruro di Magnesio potrebbe arrogarsi, senza tema di smentita, lo stesso titolo.
La cosa incredibile è come la carenza di Magnesio sia sempre stata ignorata dai medici come possibile causa di almeno una buona parte dei disturbi che affliggono l’essere umano.
Il Magnesio è un elemento essenziale presente in tutti gli organismi, indispensabile per lo svolgimento di numerose reazioni enzimatiche. L’organismo umano ne contiene circa 25 grammi, localizzati per lo più nelle ossa, nei muscoli, nel cervello e in altri organi come fegato, reni e testicoli.
Il Magnesio ha la capacità di produrre l’equilibrio minerale necessario agli organi per l’espletamento delle loro funzioni, come per esempio i reni, alimenta l’acido urico nelle artrosi, ha potere decalcificante fino alle più sottili membrane nelle articolazioni, nelle sclerosi e nelle sclerosi calcificate, quindi è un valido aiuto per prevenire gli infarti poiché purifica il sangue. Rinvigorisce anche il cervello: diversi studi attestano la sua validità nel mantenerne la gioventù, fino alla vecchiaia.
Malgrado tutto ciò, Il Magnesio è – tra tutti gli elementi – il meno somministrato.
La sua importanza è stata, e ancora oggi continua a essere dai più, sottovalutata.
Se è stato dimostrato come, con l’uso del Magnesio, aumenti anche la conta dei globuli bianchi perché questo effetto, che porta il nome di citofilassi, continua a essere ufficialmente trascurato? Come dire che per l’essere umano non sia importante avere la possibilità di aumentare il proprio tono immunitario.
Secondo Padre Beno J. Schorr, professore di fisica, chimica e biologia al Collegio di Santa Caterina “Il Magnesio elimina il calcio dai punti indebiti e lo fissa solidamente alle ossa. Dopo i 40 anni l’organismo assorbe sempre meno magnesio, producendo vecchiaia e dolori perciò deve essere preso secondo l’età. Dai 40 ai 55 anni: mezza dose (una dose = una tazzina da caffè). Dai 55 anni ai 70: una dose al mattino. Dai 70 ai 100 anni: una dose al mattino ed una alla sera”. (1985)
E’ del 1932 la ricerca di Schrunipf-Pierron: la dieta abituale delle popolazioni rurali dell’Egitto forniva quasi due grammi di Magnesio al giorno. Risultato? Tra i contadini egiziani l’incidenza del cancro era 10 volte inferiore a quella delle popolazioni di Europa e USA, mentre quella del cancro allo stomaco addirittura 50 volte minore. Non a caso, anche Delbet orientò la sua ricerca anche in quest’ambito.
Nel quotidiano, Schrunipf-Pierron osservò come i contadini egiziani non soffrissero di raffreddori, influenze, polmoniti e pleuriti. Le loro donne partorivano con estrema facilità, mentre gli anziani conservavano un’ “andatura elegante e armoniosa anche in età molto avanzata”.
Sia chiaro, il Cloruro di Magnesio non è una medicina, bensì un alimento che non ha controindicazioni ma soprattutto è compatibile con qualsiasi cura farmacologica in corso. Ha comunque una peculiarità non indifferente: prenderne una dose per un dolore soltanto fa sì che eventuali altri dolori guariscano comunque, perché il sale mette in ordine tutto il corpo.
Dove trovare Il Magnesio? Presto detto: nei cereali integrali, la soia, i fagioli, i vegetali in genere (se coltivati con metodo biologico), i frutti di mare, cioccolata e cacao. Essendo un prodotto di scarto del sale, va da sé che anche il sale marino sia ricco di Magnesio. Peccato però che l’impego di concimazioni minerali e il raffinamento dei cibi portino alla quasi totale perdita di magnesio. La stessa cottura può portare a un impoverimento dello stesso fino al 70%.
Come scoprire se si è carenti di Magnesio? Molto spesso i sintomi passano per ansia, ipereccitabilità muscolare, cefalea, vertigini, insonnia, asma, alterazioni del ritmo cardiaco, stanchezza eccessiva, disturbi del ciclo mestruale.
Dire che si sarà immuni da tutte le malattie è impossibile, ma sapere che c’è la possibilità di attenuare i dolori e il decadimento del corpo, è già una ragione importante per cominciare ad assumerlo. Anche perché il corpo, nella sua grande intelligenza fisiologica, elimina l’eventuale eccesso da solo. Al massimo, pulirete l’intestino. Che male non fa.

Osteopatia e disturbi linfatici degli arti inferiori

Osteopatia e disturbi linfatici degli arti inferiori

E’ ormai assodato che il trattamento più effettuato per il linfedema degli arti inferiori è il linfodrenaggio. Una tecnica che più di 80 anni fa fu messa a punto dal Dr. Vodder e che a tutt’oggi è la migliore risorsa.
La rete linfonodale attraversa il nostro corpo dalla periferia fino al centro, passando spesso in zone che subiscono restrizioni tissutali (l’inguine, l’ascella, il collo, il ginocchio, il gomito). Inoltre, nella zona sopra e sottodiaframmatica, si riscontrano numerose stazioni linfonodali che sono influenzate dalla dinamica respiratoria e dalla situazione tensionale del diaframma.
E’ proprio grazie a questo legame anatomico tra via linfonodale e strutture anatomiche che l’osteopatia può essere di grande aiuto nella pratica del linfodrenaggio. Ricordiamo che il primissimo scopo della medicina osteopatica è proprio di ridare mobilità a zone nelle quali la mobilità è ridotta oppure si è persa.
Per quanto riguarda il trattamento del linfedema dell’arto inferiore, può essere utile un trattamento osteopatico che lavori sul rilasciamento delle numerose strutture legamentose del bacino (ad esempio il legamento inguinale, sotto il quale, oltre a decorrere nervi e vasi femorali, ritroviamo il linfonodo di Cloquet).
Allo stesso modo, si lavorerà sulla meccanica del diaframma in modo da rendere più fluido il movimento di questo importantissimo muscolo.
In moltissimi casi, l’unione tra osteopatia e linfodrenaggio porta a risultati eccellenti.

martedì 25 giugno 2013

7 MOTIVI PER UTILIZZARE IL TAPING NEUROMUSCOLARE



7 motivi per utilizzare il taping neuromuscolare
 
Ecco un piccolo elenco per comprendere in modo rapido e chiaro quando e come utilizzare il taping neuromuscolare:
economico: un rotolo da 5mt costa in media meno di 18 euro;
rapido da applicare e da rimuovere: la sostanza collante, pur effettuando un’ottima presa sulla cute, non provoca problemi quando è il momento di rimuovere il tape;
-non ha controindicazioni: ovvero, ce ne sono ma sono talmente limitate e rare che possiamo affermare che il taping neuromuscolare non ha controindicazioni;
-non ha effetti collaterali degni di nota: l’unico effetto collaterale può essere un formicolìo della zona trattata, dovuto ad un aumento della circolazione sanguigna;
-è utilizzabile in tutte le fasce d’età;
rapidamente efficace: se applicato in modo adeguato e in patologie che rientrano nel trattamento del taping, il benessere è quasi immediato;
-è ripetibile: non esiste un numero predefinito di applicazioni.
Qualora la situazione patologica sia particolarmente cronica, si può applicare il tape senza problemi anche per periodi lunghi.
Ultima notizia importante: IL COLORE E’ UNA VARIABILE PURAMENTE ESTETICA!!!
Il tape infatti è così composto:
-uno strato di cotone di pochi millimetri, intessuto con fibre elastiche;
-uno strato di adesivo acrilico latex-free spalmato ad onde;
Il colore, quindi, non influisce in alcun modo sulla efficacia del tape.