domenica 28 luglio 2013

effetti della coca cola


distrutta dalla dieta dukan!!!!

La storia di una donna milanese:" Io distrutta dalla dieta Dukan"

Una biotecnologa di 30 anni racconta le conseguenze devastanti di un regime alimentare privo di olio e carboidrati

Niente carboidrati né olio per cinque mesi e la sua vita adesso è distrutta: la storia di una donna milanese fa riflettere sull’assurdità di alcuni regimi alimentari, rispettati con la speranza di esaudire il sogno di godere di una sedicente perfezione fisica.
C. P., una biotecnologa di trent’anni, ha raccontato all'Adnkronos Salute come una stanchezza che le impediva di camminare, una voglia compulsiva di mangiare pane e pasta seguita da sensi di colpa angoscianti e l’assenza del ciclo mestruale per più di un anno abbiano trasformato in incubo la sua esistenza: "Non capivo perche' ero cosi' stanca, eppure mangiavo e anche tanto, ma solo proteine e poco altro, come previsto dalla dieta. Finchè sono arrivata al quinto mese e non riuscivo neanche più ad alzarmi dal divano. Avevo perso 10/11 Kg, oggi non solo ho recuperato quelli, ma ne ho presi 5 in più”.
Volendo perdere qualche chilo di troppo, la donna ha iniziato a seguire una dieta proteica molto 'di moda' descritta in un libro, la ‘Dukan’, perché a differenza di altre "almeno all'inizio, è facile da seguire e permette di mangiare senza restrizioni purchè ‘si peschi’ dall'elenco degli alimenti permessi, tutti proteici”, perdendo peso senza sentire la fame.
Il rovescio della medaglia è arrivato un po' più tardi, quando le energie hanno iniziato a scarseggiare: "Nel primo periodo facevo tanto sport, dallo yoga al nuoto, ma più passava il tempo, più mi mancavano le forze, e poi ho dovuto smettere. Un giorno sì e uno no potevo mangiare verdure, i giorni 'sì' mi sentivo un pochino meglio".
Reintrodotti i carboidrati dopo 5 mesi nel 'periodo di mantenimento', C. P. ricorda: "Non dimenticherò mai la prima pizza che ho mangiato dopo 5 mesi di 'astinenza', sembravo una specie di drogata" e nell’unico giorno alla settimana permesso per dare 'libero sfogo' alle proprie fantasie culinarie “non riuscivo a controllarmi” - racconta – “cercavo di magiare tutto quello a cui avevo rinunciato per mesi. Un meccanismo malsano che si instaura nel cervello”.
Dopo un mese in Asia, C.P. perde completamente il controllo della situazione. "In viaggio avevo ripreso qualche chilo - racconta - cercavo di rimettermi a regime proteico, ma dopo 2 giorni mi veniva una voglia smodata e compulsiva di carboidrati di tutti i tipi. Poi dopo che li avevo mangiati iniziavano dei sensi di colpa incredibili. Il mio fisico non era più abituato a pane e pasta, e bastava sfiorarli per ingrassare di botto, molto piu' di quanto non fosse mai successo prima dell'inizio di questa dieta".
Cominciano così ad emergere problemi anche di altra natura: "Non mi è piu' venuto il ciclo - spiega la ragazza - per piu' di un anno. Il nutrizionista e il ginecologo a cui mi sono rivolta quando sono tornata dall'Asia, hanno dato la colpa al fatto che, non assumendo più olii, al mio corpo mancava la materia prima per 'costruire' gli ormoni". Oggi C. P. pesa 5 chili più di prima della dieta, complice forse anche il fatto che deve assumere ormoni per avere il ciclo mestruale. Vorrebbe perdere questo peso extra, ma ora si dice "terrorizzata all'idea di iniziare un'altra dieta".

giovedì 25 luglio 2013

cosa e' l'osteopatia



manipolazione osteopaticaDai sostenitori sentirete dire che l’osteopatia è una vera e propria scienza, da altri che è un “business”.
Per altri ancora l’osteopatia è una interpretazione filosofica della medicina. Di fatto, oggi l’osteopatia è una realtà integrata alla medicina con cui si deve avere a che fare e di cui bisogna sapere parlare senza pregiudizi. Il “padre” fondatore di questa “scienza” è lo statunitense Andrew Taylor Still, un medico con formazione allopatica che interpretò l’uomo come una somma non aritmetica di sistemi ed apparati dalla cui funzionale coordinazione dipende lo stato di salute dell’individuo.
La “struttura” (“osteon”) è il punto di partenza da cui si deve determinare la causa e dunque la eliminazione o la risoluzione di una patologia: la conoscenza della anatomia e della fisiologia è alla base di questo modus operandi della osteopatia. La comprensione dell'integrazione tra corpo, mente e spirito, l'interrelazione fra la struttura e la funzione, e la capacità del corpo di guarirsi da solo sono i presupposti da cui avviare un insieme di tecniche (appunto dette osteopatiche), non convenzionali, volte al trattamento delle disfunzioni che sono alla base di una patologia.
Il principio è quello di intervenire con farmaci o chirurgia il meno possibile, sfruttando le proprietà rigenerative e curative degli stessi tessuti stimolando tale proprietà con un'attenzione particolare al sistema neuro-muscolo-scheletrico, considerato come un processore, una sintesi su cui il Sistema Nervoso Vegetativo svolge costantemente una autonoma azione di controllo dell'omeostasi corporea a tutti i livelli.
La manipolazione osteopatica è dunque rivolta all'evocazione di migliori condizioni di efficacia del Sistema Nervoso Vegetativo del soggetto, per ridurre il dolore e ristabilire, in modo autonomo, lo stato di salute di un individuo. I presupposti teorici sono validi ed anche l’applicazione, se coerentemente e perfettamente integrata, fornisce grandi risultati; di fatto però ci sono molti dubbi, specie se si considera il fatto che ad oggi il legislatore italiano non si è pronunciato sulla validità della scienza osteopatica e sulle modalità legali di potersi considerare osteopata: ad oggi chiunque può dichiararsi osteopata, basta seguire ed ottenere qualche diploma o qualche corso eseguito dalle diverse associazioni culturali o “scuole” di osteopatia. Questa è un’ombra, poiché un semplice corso di qualche fine settimana non può invalidare il sacrificio di tanti che, studiando, ottengono lauree e diplomi (fisioterapisti, psicomotricisti, medici, eccetera).
La mia personale considerazione è che l’osteopatia debba essere uno strumento da prendere in considerazione per coloro che, nel settore della salute e della prevenzione, sono abilitati a “mettere le mani addosso ad un paziente”: il resto rischia di diventare ciarlataneria, cialtroneria e raggiro.

venerdì 19 luglio 2013

Il "sistema glinfatico"


Scoperto un sistema di pulizia del cervello precedentemente sconosciuto: una nuova tecnica di diagnostica per immagini porta alla luce il "sistema glinfatico"

Un sistema precedentemente sconosciuto che drena in modo veloce i rifiuti dal cervello è stato scoperto dai neuroscienziati del Medical Center dell'Università di Rochester. Le scoperte effettuate sono state pubblicate online il 15 agosto 2012 sulla rivista Science Translational Medicine.
(Nell'immagine: un'arteria nel cervello di un topo. Il verde mostra il fluido cerebrospinale in un canale lungo l'esterno dell'arteria)

Tale sistema altamente organizzato agisce come una serie di tubi che, situati sopra i vasi sanguigni del cervello, come un impianto idraulico ombra, sembrano avere nel cervello più o meno la stessa funzione svolta dal sistema linfatico nel resto del corpo, ovvero eliminare i prodotti di scarto.
"L'eliminazione dei rifiuti è d'importanza fondamentale per qualsiasi organo e ci si chiede da diverso tempo come il cervello si liberi dei suoi rifiuti", ha detto la dottoressa Maiken Nedergaard, M.D., D.M.Sc., prima autrice dell'articolo e co-direttrice del Center of Translational Neuromedicine dell'Università. "Questo lavoro dimostra che il cervello si ripulisce in modo più organizzato e su scala molto più vasta di quanto non si fosse capito in precedenza."
"Speriamo che queste scoperte abbiano implicazioni su molte patologie che riguardano il cervello, come il trauma cranico, l'Alzheimer, l'ictus e il Parkinson", ha aggiunto.
Il gruppo di lavoro della dottoressa Nedergaard ha definito il nuovo sistema "glinfatico", in quanto agisce in modo simile al sistema linfatico, ma è gestito da cellule cerebrali note come cellule della glia o gliali. Il team ha fatto queste scoperte sui topi, il cui cervello è molto simile a quello umano.
Gli scienziati sanno che il fluido cerebrospinale (FCS) svolge un ruolo importante nel ripulire i tessuti cerebrali, portando via i prodotti di scarto e trasportando i nutrienti ai tessuti cerebrali attraverso un processo noto come diffusione. Il sistema appena scoperto fa circolare il FCS in ogni angolo del cervello in modo molto più efficace, attraverso il principio che gli scienziati chiamano flusso di massa o convezione.
"È come se il cervello avesse due sistemi di smaltimento dei rifiuti: uno lento che già conosciamo ed uno veloce che abbiamo appena scoperto", sostiene la Nedergaard. "Dato l'alto tasso di metabolismo del cervello e la sua notevole sensibilità, non sorprende che i suoi meccanismi di ripulitura dai rifiuti siano più specializzati e completi di quanto non si fosse finora compreso."
Mentre il sistema scoperto in precedenza lavora più come un rivolo, filtrando il fluido cerebrospinale (FCS) attraverso il tessuto cerebrale, il nuovo sistema è sotto pressione e spinge ogni giorno grossi volumi di FCS attraverso il cervello per eliminare i rifiuti in modo più energico.
Il sistema glinfatico è come uno strato di tubature che circondano i vasi sanguigni esistenti nel cervello. Il team ha scoperto che le cellule gliali, dette astrociti, usano proiezioni (denominate "piedi terminali") per formare una rete di condutture intorno al perimetro esterno delle arterie e delle vene che si trovano nel cervello, in modo simile alle volte create dai rami in un viale alberato sopra la carreggiata.
Tali piedi terminali sono costituiti da strutture note come canali d'acqua o acquaporine, che trasportano il FCS attraverso il cervello. Il team ha scoperto che il FCS viene pompato nel cervello lungo i canali che circondano le arterie; tale fluido lava accuratamente il tessuto cerebrale prima di raccogliersi nei canali intorno alle vene ed essere quindi scaricato fuori dal cervello.
Com'è possibile che gli scienziati non si siano accorti di questo sistema fino ad ora?
Gli scienziati affermano che il sistema funziona solo se intatto e operativo in un cervello vivente, rendendo così molto difficile la sua osservazione da parte degli scienziati precedenti che non hanno potuto visualizzare il FCS scorrere direttamente in un animale vivo e spesso hanno dovuto studiare sezioni di tessuto cerebrale già morto. Per studiare il cervello vivente integro, il team ha usato una tecnologia nota come microscopia a due fotoni, che permette agli scienziati di osservare il flusso sanguigno, il FCS ed altre sostanze nel cervello di un animale vivo.
Sebbene alcuni scienziati, venti o trent'anni fa, avessero ipotizzato che il flusso del FCS nel cervello fosse più ampio di quanto fino ad allora ritenuto, non erano stati in grado di provarlo perché all'epoca non esisteva ancora la tecnologia per osservare tale sistema in un animale vivente.
"È un sistema idraulico", ha detto la Nedergaard. “Una volta aperto, si rompono le connessioni ed è impossibile studiarlo. Siamo stati fortunati a disporre oggi della tecnologia che ci consente di studiare il sistema intatto, di vederlo in funzione."
Il primo autore Jeffrey Iliff, Ph.D., un professore assistente di ricerca nel laboratorio della Nedergaard, ha osservato approfonditamente la beta-amiloide, la proteina che si accumula nel cervello dei pazienti colpiti da Alzheimer. Egli ha scoperto che più della metà dell'amiloide rimossa dal cervello di un topo in condizioni normali viene rimossa attraverso il sistema glinfatico.
"Capire come il cervello effettui l'eliminazione dei rifiuti è fondamentale. In ogni organo, lo smaltimento dei rifiuti è una funzione tanto vitale quanto l'approvvigionamento dei nutrienti. Nel cervello, ciò risulta essere un argomento particolarmente interessante perché in quasi tutte le malattie neurodegenerative, Alzheimer compreso, i rifiuti proteici si accumulano e finiscono per soffocare ed uccidere la rete neurale del cervello", ha detto Iliff.
"Se il sistema glinfatico non riesce a pulire il cervello come dovrebbe, sia a causa dell'invecchiamento, sia per via di una lesione cerebrale, i rifiuti possono cominciare ad accumularsi nel cervello. Questo può essere ciò che accade con i depositi di amiloide nell'Alzheimer" ha detto Iliff. "Aumentare l'attività del sistema glinfatico potrebbe forse aiutare a prevenire che i depositi di amiloide si accumulino o potrebbe offrire un nuovo modo di pulire gli accumuli di materiale nell'Alzheimer conclamato" ha aggiunto.
Oltre ai dottori Iliff e Nedergaard, tra gli autori della Rochester si ricordano Minghuan Wang, Yonghong Liao, Benjamin Plogg, Weiguo Peng, Edward Vates, Rashid Deane e Steven Goldman. Hanno altresì contribuito Erlend Nagelhus e Georg Gundersen dell'Università di Oslo e Helene Benveniste dell'Health Science Center dell'Università di Stony Brook. Questo lavoro è stato finanziato dal National Institutes of Health (numeri di sovvenzione R01NS078304 e R01NS078167), dal Dipartimento della Difesa statunitense e dalla fondazione benefica Harold and Leila Y. Mathers.

lunedì 15 luglio 2013

l'osteopatia con neonati e bambini



L’osteopatia può essere applicata con successo a neonati e bambini. Vi sono numerose patologie e affezioni, tipicamente pediatriche, che influenzeranno le condizioni di crescita. Ogni neonato o bambino richiederà un approccio personalizzato.
Tutto comincia nel grambo materno. Anche se non vi sono gravi anomalie, il feto può essere soggetto ad alcune tensioni, provocate dallo spazio limitato nell’utero, provocate da una posizione anomala, provocate da un trauma o dalle abitudini di vita (alimentazione, fumo...) della madre durante la gravidanza.
Inoltre, la nascita di un bambino è un evento naturale e, allo stesso tempo, traumatico. Il bambino deve sopportare un gran numero di trazioni e di spinte in utero, che compensa attraverso vari meccanismi.
Provocare o rallentare un parto, spingere sull’addome, utilizzare ventose o forcipe, praticare un taglio cesareo, utilizzare la peridurale, con successiva perdita di controllo delle forze, tutto ciò è traumatico per il neonato.
La crescita stessa, con i suoi piccoli "incidenti di percorso" può causare tutta una serie di danni che interferscono con lo sviluppo del bambino.
I trattamenti osteopatici sono utili per affrontare questi problemi. Quanto prima si interviene, più è probabile che il corpo risolva completamente queste problematiche. Una serie di trattamenti osteopatici, mette il bambino in condizioni ottimali per adattarsi durante la crescita.
Affermare che il problema andrà via con l’età non è così insensato, ma il bambino può aver bisogno di un piccolo aiuto per poter eliminare le tensioni e le restrizioni più tenaci.
Tuttavia, l’osteopatia non sostituisce la pediatria ed altre discipline;  per ottenere i migliori risultati, la collaborazione è spesso necessaria.
In aggiunta al tradizionale approccio, l’osteopatia offre ai bambini l’opportunità di attivare i propri meccanismi di difesa e di guarigione per recuperare e mantenere una salute ottimale.

giovedì 4 luglio 2013

Il magnesio: aiuta a curare quasi tutto, perché pochi lo sanno?

Il magnesio: aiuta a curare quasi tutto, perché pochi lo sanno?

E’ lo scarto del sale, ma è indispensabile per l’attività di oltre 300 enzimi e svolge un ruolo fondamentale praticamente su quasi tutti gli apparati del corpo umano.
Non a caso, da chi ne conosce le potenzialità, è considerato la panacea di molti mali. E’ facilmente assimilabile ed economico. Ma soprattutto funziona.
E’ l’unico fra i Sali di magnesio ad aver dimostrato la sua efficacia nella terapia delle malattie infettive, grazie all’effetto stimolante sui globuli bianchi e in generale su tutto il sistema immunitario.
Il Cloruro di Magnesio aiuta a curare “epilessie, distrofie, sclerosi, poliomielite, tumori, asma, bronchite cronica, broncopolmonite, enfisema polmonare, influenza, pertosse, raucedine, affezioni dell’apparato gastrointestinale, malattie cervicali, tensioni neuro muscolari, artriti, sciatiche, dolori ai muscoli, calcificazioni, osteoporosi, depressioni, ansie, paure, mali di testa, febbri, fuoco di sant’Antonio, orticarie, tetano (anche quando il paziente è già rigido), morsi di vipera (lavare anche la ferita), rabbia, parotite, scarlattina, rosolia, morbillo e le altre malattie dell’infanzia”.
Come ogni scoperta, anche questa parte da un evento pressoché fortuito: nel 1915 il professor Pierre Delbet, utilizzando una soluzione di cloruro di magnesio per il lavaggio delle ferite, si rese conto di come questa non solo non danneggiasse i tessuti, cosa che – invece – accadeva con gli altri antisettici, ma addirittura facilitasse la guarigione della ferita stessa.
Delbet scoprì inoltre come l’uso del cloruro di magnesio scongiurasse pericolose complicazioni, quali le sovra infezioni batteriche frequenti all’epoca, grazie all’azione di stimolo sull’attività dei globuli bianchi.
Il successivo e importantissimo passo fu scoprire che l’azione di stimolo non era limitata ai globuli bianchi, bensì agisse su tutte le cellule dell’organismo, allargando lo spettro oltre i meccanismi di difesa.
La sperimentazione proseguì somministrando la soluzione anche per via orale, riscontrando – nella maggior parte dei pazienti – il manifestarsi di una sensazione di benessere generale, energia, una maggiore resistenza alla fatica e una maggior stabilità emotiva.
All’epoca, le molte persone che cominciarono ad assumere la soluzione di cloruro di magnesio in qualità di “tonico”, con conseguenze inaspettate sull’organismo, informarono prontamente il professore.
In poco tempo, grazie alle testimonianze dei pazienti, Delbet si ritrovò tra le mani gli effetti della sua “scoperta”. Il cloruro di magnesio aveva fatto scomparire completamente disturbi dell’apparato digerente come coliti, colecistiti e angiocoliti, aveva migliorato in modo esponenziale affezioni del sistema nervoso quali il tremore senile, il morbo di Parkinson, i crampi muscolari. Ancora, effetti sorprendenti erano stati riscontrati nella cura della pelle: acne giovanile, eczema, psoriasi, verruche, geloni, prurito. Infine, Delbet fu in grado di dimostrare come il cloruro di magnesio potesse migliorare lo stato di unghie e capelli, di diverse patologie legate allo stato allergico come il raffreddore da fieno, l’orticaria, i pruriti di vario genere fino ad arrivare alle emorroidi e all’edema di Quincke. La sua sperimentazione si allargò a tal punto da testare il cloruro di magnesio localmente, sotto forma di pomata: l’effetto non raggiunse il 100% voluto, ma l’applicazione permise di far inscurire buona parte di capelli e barbe sbiancate da anni, o di scolorire le macchie cutanee della “vecchiaia”.
Nelle sue ricerche, Pierre Delbet fu coadiuvato dal Dottor Neveu, ma i benefici del Cloruro di Magnesio hanno interessato parecchi medici e ricercatori, tra cui l’italiano Raul Vergini.
Se gli alchimisti assegnavano la denominazione di Panacea Universale al chermes, minerale ritenuto capace, oltre che di guarire ogni male, anche di prolungare indefinitamente la vita, a questo punto anche il Cloruro di Magnesio potrebbe arrogarsi, senza tema di smentita, lo stesso titolo.
La cosa incredibile è come la carenza di Magnesio sia sempre stata ignorata dai medici come possibile causa di almeno una buona parte dei disturbi che affliggono l’essere umano.
Il Magnesio è un elemento essenziale presente in tutti gli organismi, indispensabile per lo svolgimento di numerose reazioni enzimatiche. L’organismo umano ne contiene circa 25 grammi, localizzati per lo più nelle ossa, nei muscoli, nel cervello e in altri organi come fegato, reni e testicoli.
Il Magnesio ha la capacità di produrre l’equilibrio minerale necessario agli organi per l’espletamento delle loro funzioni, come per esempio i reni, alimenta l’acido urico nelle artrosi, ha potere decalcificante fino alle più sottili membrane nelle articolazioni, nelle sclerosi e nelle sclerosi calcificate, quindi è un valido aiuto per prevenire gli infarti poiché purifica il sangue. Rinvigorisce anche il cervello: diversi studi attestano la sua validità nel mantenerne la gioventù, fino alla vecchiaia.
Malgrado tutto ciò, Il Magnesio è – tra tutti gli elementi – il meno somministrato.
La sua importanza è stata, e ancora oggi continua a essere dai più, sottovalutata.
Se è stato dimostrato come, con l’uso del Magnesio, aumenti anche la conta dei globuli bianchi perché questo effetto, che porta il nome di citofilassi, continua a essere ufficialmente trascurato? Come dire che per l’essere umano non sia importante avere la possibilità di aumentare il proprio tono immunitario.
Secondo Padre Beno J. Schorr, professore di fisica, chimica e biologia al Collegio di Santa Caterina “Il Magnesio elimina il calcio dai punti indebiti e lo fissa solidamente alle ossa. Dopo i 40 anni l’organismo assorbe sempre meno magnesio, producendo vecchiaia e dolori perciò deve essere preso secondo l’età. Dai 40 ai 55 anni: mezza dose (una dose = una tazzina da caffè). Dai 55 anni ai 70: una dose al mattino. Dai 70 ai 100 anni: una dose al mattino ed una alla sera”. (1985)
E’ del 1932 la ricerca di Schrunipf-Pierron: la dieta abituale delle popolazioni rurali dell’Egitto forniva quasi due grammi di Magnesio al giorno. Risultato? Tra i contadini egiziani l’incidenza del cancro era 10 volte inferiore a quella delle popolazioni di Europa e USA, mentre quella del cancro allo stomaco addirittura 50 volte minore. Non a caso, anche Delbet orientò la sua ricerca anche in quest’ambito.
Nel quotidiano, Schrunipf-Pierron osservò come i contadini egiziani non soffrissero di raffreddori, influenze, polmoniti e pleuriti. Le loro donne partorivano con estrema facilità, mentre gli anziani conservavano un’ “andatura elegante e armoniosa anche in età molto avanzata”.
Sia chiaro, il Cloruro di Magnesio non è una medicina, bensì un alimento che non ha controindicazioni ma soprattutto è compatibile con qualsiasi cura farmacologica in corso. Ha comunque una peculiarità non indifferente: prenderne una dose per un dolore soltanto fa sì che eventuali altri dolori guariscano comunque, perché il sale mette in ordine tutto il corpo.
Dove trovare Il Magnesio? Presto detto: nei cereali integrali, la soia, i fagioli, i vegetali in genere (se coltivati con metodo biologico), i frutti di mare, cioccolata e cacao. Essendo un prodotto di scarto del sale, va da sé che anche il sale marino sia ricco di Magnesio. Peccato però che l’impego di concimazioni minerali e il raffinamento dei cibi portino alla quasi totale perdita di magnesio. La stessa cottura può portare a un impoverimento dello stesso fino al 70%.
Come scoprire se si è carenti di Magnesio? Molto spesso i sintomi passano per ansia, ipereccitabilità muscolare, cefalea, vertigini, insonnia, asma, alterazioni del ritmo cardiaco, stanchezza eccessiva, disturbi del ciclo mestruale.
Dire che si sarà immuni da tutte le malattie è impossibile, ma sapere che c’è la possibilità di attenuare i dolori e il decadimento del corpo, è già una ragione importante per cominciare ad assumerlo. Anche perché il corpo, nella sua grande intelligenza fisiologica, elimina l’eventuale eccesso da solo. Al massimo, pulirete l’intestino. Che male non fa.

Osteopatia e disturbi linfatici degli arti inferiori

Osteopatia e disturbi linfatici degli arti inferiori

E’ ormai assodato che il trattamento più effettuato per il linfedema degli arti inferiori è il linfodrenaggio. Una tecnica che più di 80 anni fa fu messa a punto dal Dr. Vodder e che a tutt’oggi è la migliore risorsa.
La rete linfonodale attraversa il nostro corpo dalla periferia fino al centro, passando spesso in zone che subiscono restrizioni tissutali (l’inguine, l’ascella, il collo, il ginocchio, il gomito). Inoltre, nella zona sopra e sottodiaframmatica, si riscontrano numerose stazioni linfonodali che sono influenzate dalla dinamica respiratoria e dalla situazione tensionale del diaframma.
E’ proprio grazie a questo legame anatomico tra via linfonodale e strutture anatomiche che l’osteopatia può essere di grande aiuto nella pratica del linfodrenaggio. Ricordiamo che il primissimo scopo della medicina osteopatica è proprio di ridare mobilità a zone nelle quali la mobilità è ridotta oppure si è persa.
Per quanto riguarda il trattamento del linfedema dell’arto inferiore, può essere utile un trattamento osteopatico che lavori sul rilasciamento delle numerose strutture legamentose del bacino (ad esempio il legamento inguinale, sotto il quale, oltre a decorrere nervi e vasi femorali, ritroviamo il linfonodo di Cloquet).
Allo stesso modo, si lavorerà sulla meccanica del diaframma in modo da rendere più fluido il movimento di questo importantissimo muscolo.
In moltissimi casi, l’unione tra osteopatia e linfodrenaggio porta a risultati eccellenti.